In questi giorni c’è grande fermento nelle nostre tenute perché, dopo oltre trent’anni, è arrivato il momento di provvedere al reimpianto dei vitigni.
Non si tratta solo di un’operazione agronomica: per noi è un momento carico di significati ed emozioni. Le piante che ora saranno sostituite hanno fatto di Duca Carlo Guarini l’azienda che è oggi, e ci hanno permesso di vincere una grande scommessa contribuendo a cambiare il patrimonio vinicolo del Salento.
Negli anni Ottanta siamo stati tra i primi a valorizzare l’idea di vini autoctoni in purezza, scrivendo in etichetta il nome del vitigno Primitivo.
Quella scommessa è stata vinta, e il Primitivo è diventato uno dei vini più prestigiosi non solo della Puglia ma dell’Italia intera. In seguito abbiamo continuato a innovare, creando vini come il Taersìa e il Piccolebolle con Negroamaro in bianco, ma anche il Malìa rosso e il Maliarosa, lanciando il Malvasia nero in purezza in rosso e rosato. Queste vecchie viti hanno quindi fatto la storia della viticoltura in Puglia.
Ora alcune piante sono morte, e questo rende le vigne poco produttive. Per noi che facciamo agricoltura biologia, e abbiamo di conseguenza una produzione limitata, si tratta di una perdita non sostenibile.
Stiamo dunque provvedendo al reimpianto dei primi otto ettari, a cui seguiranno altri nel corso degli anni.
I tempi dell’agricoltura sono lenti, bisogna fare le cose con calma ed essere lungimiranti. Occorrono circa quattro anni perché le nuove piante diventino produttive, per cui dobbiamo dosare con accortezza le sostituzioni.
Le superfici che hanno ospitato le vecchie piante saranno destinate alla coltivazione di grano. Con queste rotazioni, la terra avrà modo di rigenerarsi naturalmente e sarà pronta a ospitare nuove viti in futuro.
L’operazione di reimpianto ringiovanirà la produzione ma non cambierà il carattere dei nostri vini: proseguiremo con il Negramaro, il Primitivo e il Malvasia per continuare a offrire eccellenze del territorio come abbiamo fatto finora.