IMG 5023 GUARINI GRAPPOLI TORCHIAROLO dal 1065

Primitivo, un vino dal carattere forte

È oggi uno dei vitigni più conosciuti del nostro territorio. Il Salento è la sua terra d’elezione; fu probabilmente portato dall’Epiro, sull’altro versante dell’Adriatico.
Sembra sia arrivato in Italia circa duemila anni or sono, all’epoca delle Crociate, portato qui dai pellegrini diretti in Terra Santa.
Il Primitivo ha trovato qui nel Salento un habitat pressoché perfetto per crescere al meglio e produrre uve sane e di qualità eccellente. Anche il mare ha avuto sicuramente una parte importante nel suo successo: coltivato nei terreni della penisola prossimi al litorale, questo vitigno ne accoglie brezza e profumi che vanno ad arricchire la grande varietà di aromi che lo caratterizzano.
Il Primitivo prende il nome dal periodo di raccolta, data la precoce maturazione delle sue uve, è la Prima uva che si vendemmia in Salento all’inizio di settembre.
I suoi grappoli si riconoscono facilmente, perché sono molto compatti, con acini tondi e blu. Il suo clima ideale è il caldo secco poiché il grappolo, proprio per le sue peculiari caratteristiche di compattezza, teme l’umidità prolungata che faciliterebbe lo sviluppo di muffe dannose sugli acini.
Ne derivano vini di grande corpo e struttura, caratterizzati da una gradazione alcolica che può essere molto elevata se si lascia sovra maturare.

L’enologia più raffinata ne ricerca invece l’eleganza a dispetto della forza bruta delle alte gradazioni; infatti, l’equilibrio e una giusta acidità ne permettono anche un lungo invecchiamento.
Fino a qualche tempo fa il Primitivo veniva usato per lo più come vino da taglio di altri vini del nord e venduto all’ingrosso da qui la necessità delle alte gradazioni poiché il prezzo si faceva sul grado alcolico. Da qualche decennio con nuove filosofie produttive ha trovato il posto che merita nella migliore produzione delle cantine salentine.

Noi abbiamo fatto la nostra parte nella rinascita e nella promozione di questo vitigno, siamo stati tra i primi nel 1985 con Vigne Vecchie, a inserire la dicitura “Primitivo del Salento” nella etichetta frontale, anche per il Negroamaro e la Malvasia nera.
A differenza del Negroamaro, è un vitigno a più bassa acidità ed è per questo che lo utilizziamo solo per produrre vini rossi. Ne proponiamo quattro versioni, tutte biologiche e vinificate in purezza. Oltre al già citato Vigne Vecchie abbiamo il Beomondo, il 900 Primitivo nato per celebrare l’anniversario dell’azienda e il Burdi.
Queste quattro etichette identificano diverse sfumature nel bouquet e nel corpo del vino, ottenute dalla selezione, dall’epoca di raccolta e dalla vinificazione.

Negroamaro, il vitigno principe del Salento

Il Negroamaro è uno dei vini pugliesi più conosciuti e apprezzati nel mondo. Introdotto in Puglia dai Greci fin dal VII secolo a.C. dai coloni ellenici, ci sono più interpretazioni storiche riguardo l’origine del suo nome. La più avvalorata e verosimile vuole che il nome derivi dall’unione di due termini dialettali niuru e maru, uno proveniente dal latino (niger) e un altro greco (mavros) che si traducono semplicemente entrambi con la parola “nero”. Dunque, “nero-nero”.
Certo è che il suo sapore è decisamente unico, inimitabile così come il suo profumo.

il vitigno Negroamaro ha grappoli di media grandezza, di forma conica, con densità serrate, di corte dimensioni e senza ali. Gli acini sono grandi, con bucce nere spesse e dalle venature violette.
Il Negroamaro predilige i terreni sabbiosi limosi, calcarei, ma gradisce anche una buona presenza di argilla che riesce a trattenere l’acqua che scorre abbondante nel sottosuolo pugliese. La vendemmia viene effettuata più tardi rispetto al primitivo, tra settembre ed ottobre.
Grazie soprattutto alla sua alta concentrazione di zuccheri, come il primitivo in passato era vinificato per ottenere vini da taglio, cioè da mescolare con i vini del nord un tempo poveri di alcool e corpo. Negli ultimi decenni c’è stata una netta inversione di tendenza e si è iniziato ad utilizzare le sue uve per produrre vini di qualità in purezza.

negroamaro vitigni autoctoni del salento

La nostra cantina produce tre etichette ottenute dalla vinificazione del Negroamaro in purezza, tutte biologiche certificate: Nativo, Il cui nome sottolinea la tipicità e la naturale appartenenza al territorio dove da secoli si coltiva il suo vitigno; Pìutri, dal nome di un appezzamento detto “delli Piutri” in agro di Torchiarolo, tra Lecce e Brindisi a 200 metri dal mare Adriatico, dove possediamo i vigneti sin dal 1100; 900 Negroamaro, nato per celebrare l’anniversario dell’azienda, è un vino di lunga vita, elegante ricco e intenso, che esprime con grande finezza le migliori doti che il famoso vitigno può offrire.
Dalla vinificazione in rosato e in bianco del Negromaro, nascono il bianco Taersìa, 900 Negroamaro Bianco e il rosato Campo di Mare. Dalle uve di Negroamaro nascono anche i nostri spumanti Piccolebolle e Piccolebolle Rosato.

vitigni autoctoni malvasia nera

Malvasia Nera, una rarità di Puglia

Malvasia è il nome che denota diversi vitigni, per lo più bianchi e non sempre imparentati tra loro.
I motivi sono da ricercare nella storia, nella città portuale del Peloponneso chiamata Malvasia in italiano e Monemvasia in greco, che in antichità fu un crocevia per i vini mediterranei.
 Da lì i vini arrivavano in Europa via nave, e naturalmente i veneziani ebbero un ruolo chiave in questo commercio. A Venezia la parola “malvasia” finì per identificare botteghe in cui venivano venduti i vini “navigati”, cioè d’importazione, e pian piano divenne sinonimo di vino dolce e aromatico.
Il successo commerciale dei Malvasia indusse molti produttori a creare vini simili a partire da diversi vitigni, e questo spiega perché oggi esistano tante varietà con lo stesso nome.
Tra queste spiccano due rarità: Malvasia Nera di Brindisi e Malvasia Nera di Lecce, cultivar autoctone millenarie di Terra d’Otranto da cui derivano vini superbi.
La nostra famiglia ha un legame particolare con la Malvasia Nera. Da sempre infatti la utilizziamo per produrre un rosato a nostro uso personale, commercializzato in tempi recenti con il nome di Malìa Rosa.
Malìa, una malvasia nera in purezza, ha origine invece da un’ispirazione. Nella nostra antica cantina conserviamo tra l’altro alcune bottiglie ottocentesche di Primitivo, Negroamaro e di Malvasia Nera in purezza.
Abbiamo così deciso nel 2000 di riprendere questa produzione un tempo elitaria perché nel 1988 avevamo dedicando al vitigno diversi ettari della nostra tenuta.

Normalmente la Malvasianera era ed è piantata insieme al Negroamaro in percentuale del 15/20% rendendo difficile la selezione durante la vendemmia per cui era un vino raro.
Infine, abbiamo deciso di celebrare i nove secoli di attività della nostra famiglia con il 900 Malvasianera, un vino sorprendente da lungo invecchiamento e particolarmente pregiato.